E’ giunta una importante sentenza dalla Corte dei Conti del Veneto che offre chiarimenti circa la situazione che ha provocato non pochi disguidi per i soggetti che hanno avviato rapporti cococo e che fossero anche andati in pensione con la cd “quota 100”.
La sentenza n. 19 del 16 gennaio 2025 stabilisce che per le collaborazioni coordinate e continuative sportive instaurate ai sensi del decreto di riforma dello sport (D.Lgs. 36/2021) i cui compensi non superano la soglia dei 5.000 euro è possibile mantenere il diritto alla pensione anticipata senza incorrere in contestazioni da parte dell’INPS.
Secondo la Corte dei Conti infatti non sussistono i presupposti affinché l’INPS possa procedere al riconteggio del trattamento pensionistico avendo, il ricorrente, percepito un compenso da co.co.co. sportiva contenuto entro il limite di 5.000 euro.
Il divieto di cumulo si poneva infatti l’obiettivo di garantire che il beneficiario dell’agevolazione uscisse definitivamente dal mercato del lavoro. Precedenti sentenze della Corte di Cassazione avevano ammesso la compatibilità della pensione “quota 100” esclusivamente con il lavoro autonomo occasionale entro la soglia massima di 5.000 euro lordi annui in quanto:
- non costituisce “nuova immissione” nel mercato del lavoro (prestazione di lavoro occasionale)
- non incide sul sistema pensionistico e previdenziale (non superando 5.000 euro)
Secondo la Corte dei Conti anche il contratto di collaborazione coordinata e continuativa resa nel settore sportivo dilettantistico, nel limite di 5.000 euro non costituisce “reimmissione” nel mercato del lavoro in quanto:
- manca il vincolo di subordinazione;
- pur trattandosi di una prestazione prolungata nel tempo (legata alla stagione sportiva) non costituisce necessariamente una stabile ed effettiva occupazione lavorativa;
- la specificità dello sport dilettantistico rende questo tipo di collaborazione difficilmente inquadrabile nel tradizionale mercato del lavoro;
- se il compenso non è superiore a 5.000 il rapporto non produce effetti a carico del sistema previdenziale.
Quanto sopra è certamente una sentenza che farà tirare un “sospiro” di sollievo a non pochi soggetti.