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Febbraio 2022

Contributo con esempio numerico e domande e risposte

Un argomento ancora molto spinoso per chi si affaccia ora, sotto il profilo pratico, all’epocale riforma degli enti del terzo settore è correlata al concetto di “commercialità” dell’attività svolta.

Finora siamo sempre stati abituati a pensare che Associazioni, OdV, Fondazioni, etc. sono enti non commerciali.

Con l’operatività del Runts, invece, dobbiamo cambiare approccio: ciò che fa la differenza non è chi svolge l’attività o quale attività viene svolta, bensì COME la stessa viene esercitata.

L’ente iscritto al RUNTS, infatti, potrà essere sia commerciale che non commerciale.

Da che cosa dipende questo aspetto?

Esclusivamente dal fatto che l’attività istituzionale, ora chiamata “attività di interesse generale”, ovvero sia tutte quelle attività elencate all’art. 5 del D. Lgs. 117/2017, venga svolta con marginalità o no.Si tratta di:

  1. interventi e servizi sociali e per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone disabili;
  2. interventi e prestazioni sanitarie;
  3. prestazioni socio-sanitarie;
  4. educazione, istruzione e formazione professionale e le attività culturali di interesse sociale con finalità educativa;
  5. interventi e servizi finalizzati alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell’ambiente e all’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, con esclusione dell’attività, esercitata abitualmente, di raccolta e riciclaggio dei rifiuti urbani, speciali e pericolosi, e alla tutela degli animali e prevenzione del randagismo;
  6. interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio;
  7. formazione universitaria e post-universitaria;
  8. ricerca scientifica di particolare interesse sociale;
  9. organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale;
  10. radiodiffusione sonora a carattere comunitario;
  11. organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;
  12. formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al contrasto della povertà educativa;
  13. servizi strumentali ad enti del Terzo settore resi da enti composti in misura non inferiore al settanta per cento da enti del Terzo settore;
  14. cooperazione allo sviluppo;
  15. attività commerciali, produttive, di educazione e informazione, di promozione, di rappresentanza, di concessione in licenza di marchi di certificazione, svolte nell’ambito o a favore di filiere del commercio equo e solidale*, nello specifico un rapporto commerciale con un produttore operante in un’area economica svantaggiata, situata solitamente in un paese in via di sviluppo, sulla base di un accordo di lunga durata. Il rapporto deve essere finalizzato a promuovere l’accesso del produttore al mercato prevede il pagamento di un prezzo equo, misure di sviluppo in favore del produttore e l’obbligo del produttore di garantire condizioni di lavoro sicure, nel rispetto delle normative nazionali ed internazionali, in modo da permettere ai lavoratori di condurre un’esistenza libera e dignitosa, e di rispettare i diritti sindacali, nonché di impegnarsi per il contrasto del lavoro infantile;
  16. servizi finalizzati all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro dei lavoratori e delle persone svantaggiate, con disabilità, beneficiarie di protezione internazionale o senza fissa dimora;
  17. alloggio sociale e ogni altra attività di carattere residenziale temporaneo diretta a soddisfare bisogni sociali, sanitari, culturali, formativi o lavorativi;
  18. accoglienza umanitaria ed integrazione sociale dei migranti;
  19. agricoltura sociale;
  20. organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche;
  21. beneficenza, sostegno a distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti o erogazione di denaro, beni o servizi a sostegno di persone svantaggiate;
  22. promozione della cultura della legalità, della pace tra i popoli, della nonviolenza e della difesa non armata;
  23. promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e politici, nonché dei diritti dei consumatori e degli utenti *, promozione delle pari opportunità e delle iniziative di aiuto reciproco, incluse le banche dei tempi * e i gruppi di acquisto solidale;
  24. cura di procedure di adozione internazionale;
  25. protezione civile;
  26. riqualificazione di beni pubblici inutilizzati o di beni confiscati alla criminalità organizzata.

In sostanza: anche un ente dotato solo di codice fiscale, che quindi svolge esclusivamente attività nobile, ma che la svolge con una marginalità superiore al 5% (utile > 5%),sarà classificato come ente commerciale e pertanto tutti i proventi concorreranno a formare il reddito d’impresa, come se si trattasse di una società commerciale.

Al contrario se l’ente raggiunge un risultato di esercizio che consiste in una perdita, un pareggio o un utile inferiore al 5%, esso sarà qualificato come ente non commerciale. In questo caso verrà mantenuta la differenziazione dei redditi imponibili per categoria, come si trattasse di una persona fisica.

Qui di seguito alcuni quesiti pervenuti e che potrebbero aiutare ad inquadrare il tema:

  1. Quando dovrà essere eseguita la verifica della marginalità e con che periodicità?
  2. Ogni anno, entro il 31 gennaio, sulla scorta del bilancio dell’anno precedente, dovrà essere eseguita la verifica sopra detta e, qualora si verificasse il superamento della soglia del 5%, gli amministratori dell’ente dovranno eseguire immediata comunicazione al Runts, che provvederà al cambio di sezione.
  3. Cosa succede se l’anno successivo a quello in cui l’ente è divenuto commerciale, esso consegue una perdita?
  4. Tornerà ad essere un ente non commerciale, sempre previa tempestiva comunicazione al Runts.
  5. Potrebbe dunque accadere che l’ente cambi classificazione anche annualmente?
  6. Sì!
  7. Può fare un esempio?
  8. Supponiamo che un ente svolga due attività nobili: l’attività di formazione e l’organizzazione e gestione di attività sportive. Inoltre gestisce un bar.

L’attività di bar è sempre commerciale/d’impresa (occorre partita iva!) e genera entrate per 100.

L’attività di formazione genera entrate per 200 ed è in perdita.

L’attività sportiva genera entrate per 50 ed è in utile (>5%).

Il calcolo da eseguire sarà:

100 (bar)+50 (sport) = 150 totale entrate da attività remunerativa

200 (formazione) = totale entrate da attività non remunerativa

L’ente è NON COMMERCIALE perché prevale l’attività non remunerativa.

Pare opportuno evidenziare che diventerà sempre più importante e pregnante gestire l’ente in maniera puntuale e precisa, dato che, la verifica della commercialità si basa esclusivamente sui dati contabili rendicontati dall’ente.

Errori o ritardi sotto questo profilo potranno portare a conseguenze importanti, poiché saranno sanzionati dal Runts e pure dall’amministrazione finanziaria.

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