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Settembre 2020

Da qualche anno è ormai evidente come l’Amministrazione Finanziaria abbia deciso di concentrarsi sugli enti associativi al fine di scovare tutte quelle realtà che, travestite da No Profit, beneficiano ingiustamente delle agevolazioni riservate a tali enti pur non avendone nessun titolo. Già con la circolare 19/2019 l’Agenzia delle Entrate ha evidenziato come agli Uffici verrà chiesto di “operare un numero di controlli idoneo a supportare l’effetto di deterrenza” preparando così il campo ad una schiera di controlli “a tappeto” per tutte le realtà associative.

Solitamente la fase che precede la verifica si concentra sulla selezione mirata di tutte quelle situazioni in cui l’attività svolta risulta essere inidonea a perseguire gli scopi sociali e quindi volta ad esempio esclusivamente ad attività commerciali, finanziarie ed immobiliari che nulla hanno a che fare con la vita associativa, basando il processo di selezione sull’analisi delle banche dati (es. registro CONI).

I controlli veri e propri si aprono invece con l’accesso fiscale, uno degli strumenti istruttori maggiormente invasivi ed efficienti di cui dispone l’Amministrazione Finanziaria. I controlli che vengono posti in essere in via prioritaria presso i locali del contribuente riguardano in genere:

  • personale presente; i verificatori infatti identificano tutto il personale presente in sede, distinto tra le varie figure (custodi, impiegati ed istruttori dei corsi), ne valutano l’inquadramento ed il rapporto di lavoro instaurato ed effettuano successivamente delle interviste singole dove richiedono oltre ai dati anagrafici, anche tipologia del rapporto in essere, qualifica e la retribuzione/compenso percepito;
  • potenzialità degli impianti e relativi orari di apertura;
  • tipo e numero di corsi organizzati;
  • le tariffe praticate, distinguendo le quote corrisposte a titolo di iscrizione, assicurazione, frequenza;
  • i corrispettivi conseguiti per attività collaterali, quali bar, ristorante, vendita articoli sportivi e prodotti vari;
  • l’esistenza di contratti di sponsorizzazione e di pubblicità.

Nella pratica l’indagine del verificatore tende quindi da un lato ad appurare l’esistenza di tutte quelle attività che per definizione hanno carattere commerciale mentre dall’altro l’effettiva qualità dei frequentatori al fine di verificare se sussiste un reale vincolo associativo o se questa è un espediente per mascherare vere e proprie attività d’impresa.

E’ oramai risaputo che il verificatore pone l’attenzione anche sullo statuto dell’associazione nonché su tutti quegli elementi da cui desumere la presenza della reale vita associativa, quali:

  • la presenza regolare di assemblee tenute dagli associati;
  • il corretto funzionamento del Consiglio Direttivo;
  • che gli organi dell’associazione siano regolarmente rinnovati o confermati;

passando poi alla verifica di tutti i documenti contabili ai quali si aggiungono: Mod. EAS, affiliazione CONI (nel caso di ASD/SSD) contratti di sponsorizzazione… insomma davvero alla verifica di tutti quegli elementi che possono portare alla conferma oppure al disconoscimento della natura associativa dell’ente.

In conclusione possiamo riassumere come la panoramica dei controlli effettuati dall’Amministrazione Finanziaria sia davvero molto ampia ed una corretta gestione dell’ente associativo fin dal principio può molto spesso evitare problemi in seguito, chiaramente non precludendo le possibilità di essere inseriti nelle liste di controllo ma sicuramente azzerando o riducendo al minimo le possibilità di rilievo e ripercussioni future per l’ente e chi lo rappresenta.

 

 

 

 

 

 

 

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