Marzo 2018
Per i non addetti ai lavori, la sigla M&A significa letteralmente “fusioni ed acquisizioni” e si tratta sostanzialmente di un’operazione di finanza straordinaria che comporta la fusione/unione di due o più società col confluire dei loro patrimoni in un unico soggetto, nuovo o preesistente. In questi anni, caratterizzati da una spietata e spesso imbattibile concorrenza dei paesi emergenti, dalla necessità di cospicui investimenti per accedere alla cosiddetta INDUSTRIA 4.0, dall’opportunità di aumentare la dimensione delle nostre aziende spesso chiamate in tono ironico “multinazionali tascabili”, dalla difficoltà di adire ai finanziamenti bancari diventati spesso inaccessibili dopo 10 anni di crisi della nostra economia, dalla necessità di diversificare gli investimenti per salvaguardare il patrimonio aziendale, in molti casi è l’unica soluzione: CRESCERE A TUTTI I COSTI PER CONTINUARE AD ESISTERE.
Ecco che questi strumenti di finanza straordinaria consentono il raggiungimento dell’obiettivo, assolutamente inaccessibile per vie interne, con l’aumento del fatturato. Spesso queste operazioni inoltre consentono, con l’unione, l’eliminazione di concorrenze assurde sullo stesso mercato, concorrenze che fanno gli interessi del consumatore finale solo temporaneamente, perché molto spesso a questa fase, obbligata ma miope, segue la cessazione dell’attività anche con accesso alle procedure concorsuali e la perdita di tutti i fattori produttivi, non ultime le risorse umane. La politica di M&A non è quindi il mezzo e lo strumento delle ambizioni di grandeur dell’imprenditore in genere ma è spesso l’unica possibilità di dare un futuro alla propria azienda da parte dell’imprenditore illuminato, che messo da parte l’egoistico atteggiamento tutto italiano, e veneto in particolare, dell’ uomo solo al comando, si confronta, analizza, cerca, media soluzioni ed opportunità con un collega che spesso ha la stessa problematica e cioè la crescita per poter difendersi dall’eccessiva aggressività del mercato. Ovviamente ci sono tante tipologie di operazioni di M&A ma oserei dire che in quasi tutte la somma dei patrimoni determina un risultato più che proporzionale nel soggetto emergente. E ciò sia per fattori di valorizzazione patrimoniale che una maggior dimensione comporta ma anche per effetto della simbiosi di conoscenze ed informazioni tecniche che l’unione comporta con beneficio ovviamente sul fatturato e sul risultato conseguendo. Chiaro che non sempre è così, qualche volta la conflittualità emergente e gli egoismi autoritari fini a sé stessi portano alla conclusione negativa dell’operazione: si ritiene comunque imprescindibile molto spesso l’operazione per salvaguardare l’azienda ed il patrimonio imprenditoriale.