Febbraio 2020
Nel mondo delle vendite on line la gestione contabile e fiscale di una delle fattispecie alle quali frequentemente un venditore si deve approcciare, coi propri clienti e quindi anche col proprio commercialista, è quella dei resi. Sappiamo bene infatti che chi acquista on line è molto tutelato dalla normativa sul consumo in vigore, che consente la restituzione del prodotto a determinate condizioni con termini molto più estesi rispetto alla vendita tradizionale, stante l’impossibilità fisica di constatare le qualità e l’estetica del prodotto al momento di effettuazione dell’ordine.
Il momento in cui si sostanzia la vendita del bene, essendo antecedente alla comunicazione del reso da parte del cliente, fa si che l’originaria transazione diventata corrispettivo per il venditore e da rettificare debba essere gestita con cautela.
In sede di eventuale controllo futuro da parte degli Enti verificatori, questi mireranno a constatare l’effettività dell’operazione di reso, altrimenti configurabile come un modus operandi per dichiarare/versare meno.
Lo studio Stefani, in esito ad un’istanza di interpello fatta all’Agenzia delle Entrate già nel 2016 su un caso specifico di un cliente, suggerisce quanto sinteticamente esposto in calce per mettersi al riparo da possibili inefficienze:
– emissione nota di accredito se a monte c’era fattura nel giorno in cui si ha evidenza della volontà di restituzione prodotto del cliente;
– obbligo di rettifica dei corrispettivi se a monte era stato emesso scontrino (non obbligatorio) o annotazione nel registro corrispettivi.
Qualsiasi rettifica in diminuzione dell’ammontare fatturato è ammessa solo con documentazione comprovante la restituzione del prodotto ovvero in breve:
– generalità cliente
– ammontare prezzo rimborsato
– codice e descrizione articolo reso
– codice reso riportato su ogni documento emesso per certificare rimborso
– eventuale documentazione magazzino/spedizione comprovante ripresa in carico.
Lo Studio rimane a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.