Novembre 2016
E’ risaputo che il tessuto economico italiano è formato perlopiù da micro imprese legate alla tradizione e poco inclini al cambiamento.
Il momento economico attuale però, inevitabilmente, costringe a scegliere: investire in conoscenza, cambiare ed innovare per resistere e fare il salto di qualità o rimanere impassibili e lasciare che il tempo spazzi via quanto di buono si è costruito negli anni. Tanto per citare due dati una recente statistica dell’Ocse stabilisce che entro i prossimi 5 anni, il 25% dei lavori è destinato a mutare radicalmente le caratteristiche legate all’apporto dell’uomo ed il 10% sarà addirittura cancellato dallo sviluppo tecnologico e dalla meccanizzazione.
Per fare fronte a questa trasformazione digitale e digerirne le conseguenze per tempo, anche le imprese a conduzione familiare, formate da meno di 20 addetti e prive di organizzazione gestionale di livello, devono cambiare radicalmente il loro approccio alla gestione economica e il loro “modus operandi”.
La principale causa del ritardo economico del nostro Paese va individuata specialmente nella mancanza di integrazione delle conoscenze fra gli operatori che prendono parte alla vita economica, in parole povere la conoscenza pluridisciplinare non esiste e l’imprenditore concentra su di sé qualsiasi decisione (scelta logica in considerazione delle proprie dimensioni) perdendo però inevitabilmente efficienza e col tempo quindi competitività in un mercato sempre più privo di barriere e protezionismo.
Un sistema scolastico in netto ritardo rispetto agli standard europei inoltre renderà gli imprenditori del domani sempre meno inclini alla formazione continua, all’approccio continuativo al problem solving e alla ricerca di soluzioni performanti per la propria struttura aziendale.
Sommiamoci poi le migliaia di obbligazioni relative al core business che incombono nelle settimane lavorative del tipico imprenditore veneto e scopriamo come la valutazione del mercato di riferimento, l’andamento dei competitor, l’analisi degli obiettivi e degli scostamenti senza un professionista specializzato siano utopia allo stato puro.
In quest’ottica deve essere ritenuta cruciale per tutte ma soprattutto per queste aziende tipicamente “italiane” la figura del professionista, da intendersi come apportatore di innovazione, efficienza gestionale, risultati tangibili in termini di organizzazione e non semplice burocrate che pilota le dichiarazioni esclusivamente al fine di pagare meno imposte.