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Imprenditori e banche: nemici/amici – parte 2

Imprenditori e banche: nemici/amici - parte 2

2° parte – I documenti informativi

Nel precedente inserto de “L’angolo del Commercialista” abbiamo parlato del rapporto tra banca ed impresa e delle asimmetrie che caratterizzano tale rapporto. In questo numero invece vogliamo parlarvi di come porre rimedio a tali asimmetrie e di quali strumenti abbiamo a nostra disposizione per poterle ridurre e rendere il rapporto con la nostra banca migliore e più profittevole.

Abbiamo due tipi di “strumenti”, i primi di carattere quantitativo/numerico, i secondi di tipo qualitativo.

Il primo strumento, che dovremo utilizzare per “dialogare” con la nostra banca, prettamente quantitativo, si concretizza nel bilancio d’esercizio, un documento di importanza sostanziale.

La “consegna” del bilancio ad una banca sembra una cosa banale. C’è quindi la tendenza molto spesso a sottovalutare questo aspetto, presentando un pessimo bilancio. Un buon bilancio deve essere leggibile, organizzato, affidabile, preciso e tempestivo. Deve essere una sorta di biglietto da visita aziendale. Deve consentire un’analisi sia storica che attuale, dando precise informazioni patrimoniali ed economiche. Insomma deve soddisfare i caratteri informativi richiesti dal codice civile, ovvero dare una corretta rappresentazione della situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’impresa.

Altro documento fondamentale è il rendiconto finanziario. Tale documento ha acquisito nel tempo sempre maggior importanza, tanto che negl’ultimi tempi è stato previsto come documento necessario da includere nella nota integrativa.

A completamento e collegamento di tali documenti, troviamo l’analisi di bilancio.

Questa si concretizza sia con la riclassificazione del bilancio, ovvero la rappresentazione dello stesso sotto altre “spoglie”, che permette di metterne in luce grandezze che la consueta rappresentazione civilistica non evidenzia. Quest’ultima unita all’analisi per indici, fornisce dati utilissimi per rappresentare al meglio la propria azienda. Tali dati, per le banche, assumono primaria importanza nella valutazione di un’azienda.

Vi proponiamo un esempio tra tanti che potremmo esporre: il Mol, ossia al Margine Operativo Lordo che consente di conoscere la capacità dell’impresa di autofinanziarsi mediante la sua gestione caratteristica. E’ un indice che di rado viene comunicato alle banche ma in realtà risulta essenziale per comprendere le potenzialità dell’azienda.

Gli indici ovviamente sono i più svariati ma possono essere presentati quelli più importanti, che danno atto della bontà della nostra azienda. Essi forniscono valutazioni sintetiche indispensabili per verificare l’andamento nel tempo, evidenziando punti di forza e di debolezza. Inoltre tali dati sono facilmente paragonabili con quelli dei nostri competitors e possiamo così capire dove siamo più o meno performanti.

L’altra categoria di strumenti, di tipo qualitativo, si concretizza nella esposizione ed esplicazione degli elementi che sono catturati nella rappresentazione numerica.

Questa categoria è molto meno utilizzata, ma riveste in alcuni casi, affiancata a quella numerica, fondamentale importanza nella presentazione della realtà aziendale e delle sue concrete potenzialità. Oggetto di questa categoria può essere: l’analisi del contesto competitivo, l’analisi del mercato di riferimento, il modello di business ed il vantaggio competitivo dell’azienda, ed ancora l’analisi dei punti di forza (ad esempio: marchi, brevetti, know how e asset intangibili) e di debolezza, le minacce e le opportunità. Anche questo quindi diventa uno strumento di grande utilità per dare informazioni a riguardo della nostra azienda, informazioni altrimenti non conoscibili.

Definiti gli aspetti che danno una rappresentazione dell’impresa in riferimento alle sue caratteristiche, risulta altrettanto importante presentare l’analisi prospettica dell’azienda, uno strumento che sta particolarmente divenendo sempre più importante, e che permette di analizzare l’impresa non staticamente, in un dato momento ma “in movimento”, durante la sua attività.

La pianificazione strategica è un processo attraverso il quale si definiscono gli obiettivi di M/L temine e si predispongono mezzi e strutture per poterli perseguire con successo. La pianificazione operativa poi traduce questi obiettivi in target di breve termine, misurabili e verificabili periodicamente all’interno di un piano economico e finanziario nel quale questi obiettivi sono espressione economica, finanziaria e patrimoniale. Questi processi seguono quelli che abbiamo descritto prima, sia di identificazione dei tratti interni ed esterni della nostra azienda, e servono per poi definire e tracciare gli obiettivi che abbiamo intenzione di intraprendere e percorrere. Tutto ciò deve essere formalizzato in un apposito documento, che sappia rendere determinabile non solo gli obiettivi di medio/lungo termine, ma cosa importante, anche misurabile nel medio e breve termine, ossia dar prova che quanto si sta facendo corrisponda a quanto ci si era prefissato.

Tale strumento, oltre ad essere utile nel rapporto con gli istituti di credito, diventa una sorta di guida anche per gli amministratori nell’assunzione delle decisioni, migliorare la trasparenza, garantendone la verificabilità. Concretizzazione dell’analisi strategica è il cosiddetto piano industriale. Al suo interno quindi si troverà la pianificazione strategica, operativa, un piano economico finanziario, un piano degli investimenti, l’impegno dei soci e l’impegno richiesto agli istituti di credito. Tutto ciò con le premesse quantitative e qualitative sopraesposte.

Come abbiamo visto, abbiamo a nostra disposizione veramente tanti strumenti per poterci interfacciare proficuamente con la nostra banca, questi, presentati a livello genale, possono affiancarsi ad altri più specifici, che permettano di intercalarci nella singola realtà di ogni azienda.

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