Maggio 2014
Considerazioni del Dott. Claudio Stefani, fondatore di Studio Stefani
Negli articoli dei mesi scorsi, abbiamo posto alla vostra attenzione i benefici insiti nelle operazioni di trasformazione da associazione sportiva dilettantistica in società sportiva dilettantistica, nonché la procedura tecnica necessaria per porre in essere tale operazione straordinaria.
Questo mese, a chiusura degli articoli di approfondimento sul tema, si vogliono riassumere i concetti, già tecnicamente esposti, in chiave di opportunità e tranquillità personale, soprattutto per i Presidenti delle ASD.
Le problematiche che moltissime associazioni stanno vivendo in questi anni sono costituite da accertamenti molto rilevanti, mediamente intorno ad 80/100.000 euro per anno, con punte di 400/500.000 euro nei confronti della stessa associazione, per 3/4 anni di attività accertata.
Il guaio è che i nostri dirigenti pensano che tali disavventure possano accadere solo agli altri, salvo poi quando sono interessati in prima persona, disperarsi ed imprecare contro tutto e tutti, perché supponevano di “essere a posto” e di avere sempre rispettato la normativa e versato regolarmente IVA ed imposte dirette.
La realtà è che ormai quasi tutte le ASD versano le imposte regolarmente, ma purtroppo ciò non è assolutamente sufficiente, come da alcuni anni sottolineiamo nei convegni regionali e periferici, nelle informative spedite via e-mail a tutte le ASD affiliate al Comitato Regionale Veneto e con gli articoli che ormai da tempo si susseguono in Calcio Illustrato.
Abbiamo più volte trasmesso le check list degli adempimenti obbligatori per poter rispettare la norma. Purtroppo però ci sono associazioni seguite da professionisti o presunti tali, che avendo della normativa una conoscenza superficiale, disattendono gli obblighi e determinano, in caso di verifica, la dannazione propria o più precisamente del suo presidente, che risponde in proprio delle obbligazioni dell’associazione. Inizia da qui il calvario delle trattative con l’Agenzia delle Entrate interessata, i ricorsi fiscali, le cause civili contro consulenti “distratti” ma purtroppo tutto ciò con costi molto elevati in termini di sanzioni, interessi e consulenze di commercialisti e qualche volta di avvocati, quando gli accertamenti hanno rilevanza penale.
Si rimarca che al contrario la SSDARL è a tutti gli effetti una società a responsabilità limitata e ciò comporta la totale assenza di ripercussioni patrimoniali sul Presidente e sui soci (salvo, ovviamente i comportamenti penalmente rilevanti) che invece non si possono evitare nelle ASD, in caso di accertamenti fiscali o cause civili.
Non smetteremo mai di ripetere che i terzi, infatti, per le obbligazioni contratte con l’ente, possono rivalersi esclusivamente nei confronti e nei limiti del patrimonio sociale. Gli amministratori sono assimilati ai mandatari e sono tenuti alla diligenza del buon padre di famiglia ai sensi dell’art. 1710 c.c., con conseguente responsabilità esclusivamente per gli atti compiuti in violazione dei doveri imposti dalla legge o dall’atto costitutivo e dallo statuto.
A fronte di tali vantaggi, assolutamente non di poco conto, la trasformazione di un’asd in ssdarl dovrebbe divenire un passaggio obbligato, quasi naturale, da compiere a titolo di “assicurazione sulla vita dei dirigenti sportivi”.
Tuttavia si riscontra come tale tipologia societaria sia ancora minoritaria; in Veneto abbiamo ancora quasi tutte asd, segno che l’opportunità sopra esposta viene ancora molto sottovalutata e quindi ignorata.
Generalmente si pensa, infatti, che dalle attività di volontariato non possa derivare alcuna responsabilità, né fiscale, né civile. Si ritiene che l’organismo di controllo di turno possa giustificare le mancanze riscontrate, sulla base del fatto che ad essere controllati sono “enti non profit”, dediti al volontariato e/o all’impegno sociale. Purtroppo, sempre di più negli ultimi anni, questa idea radicata in chi opera nelle associazioni sportive dilettantistiche, si dimostra falsa ed ingenua.
Non di rado, i Presidenti e i Dirigenti che hanno agito in nome e per conto dell’Associazione rispondono in proprio (dunque con le proprietà personali) delle obbligazioni sociali. In considerazione del fatto che le ASD spesso non hanno beni propri, viene aggredito il patrimonio personale del Presidente di turno, che dopo aver sostenuto, finanziato e provveduto alle esigenze dell’associazione, magari per anni, si vede pignorare e mandare all’asta la casa di proprietà, con conseguenti drammi a livello economico e soprattutto familiare.
E’ bene, quindi, prima che sia troppo tardi (perché ad accertamento iniziato o a sanzioni irrogate risulta quasi impossibile tornare indietro) che i Presidenti e chi si occupa della gestione dell’associazione riflettano attentamente su questi aspetti e valutino questa operazione in modo da mettere lo schermo societario a difesa e garanzia dei Dirigenti che non possono, meglio non dovrebbero, rischiare in proprio per fare volontariato sportivo.
Questo problema deve essere sentito soprattutto nelle società di maggiori dimensioni, con un elevato numero di tesserati, al di la della categoria in cui milita la prima squadra, poiché stanno correndo rischi senza motivo.
La trasformazione va attentamente valutata se si pensa che la legislazione consente il mantenimento di tutti i benefici della L. 398/91, con i rilevanti risparmi in tema di IVA ed imposte dirette, mentre la regolamentazione sportiva consente il mantenimento e la continuità di tutti i titoli sportivi conseguiti, in ambito regionale e/o nazionale.
I costi di gestione di una SSDARL rispetto alla ASD sono un po’ superiori (si ricorda che la SSDARL è comunque soggetta alla contabilità ordinaria, alla redazione e pubblicazione del bilancio in formato CEE, alla predisposizione e all’aggiornamento del libro giornale, del libro inventari, nonché dei libri sociali), tuttavia tale impianto contabile/societario risulta indubbiamente più completo, più trasparente e dal punto di vista gestionale più leggibile e certo.
Ricordo che per rispettare la L. 398/91 in ogni caso occorre verificare entrate ed uscite finanziarie, redigere il rendiconto economico/finanziario, redigere formalmente i verbali delle assemblee dei soci e del Consiglio Direttivo, in pratica con la contabilità ordinaria dobbiamo mettere in bella copia (libri e registri vidimati) quello che nelle ASD facciamo in brutta copia.
Tali aspetti, tuttavia, sono di indubbio vantaggio quando ci si rapporta con i terzi, infatti un bilancio redatto secondo i criteri della contabilità ordinaria, costituito da stato patrimoniale e dal conto economico è senza dubbio più spendibile qualora ci si rivolga alle Banche, agli Enti Pubblici, all’Amministrazione Finanziaria…
Si consideri anche la possibilità di far entrate nella società un nuovo socio imprenditore che contribuisca finanziariamente alle esigenze gestionali: qualsiasi consulente oggi gli sconsiglierebbe di affacciarsi alle associazioni mentre per le SRL sportive dilettantistiche non potrebbero esserci eccezioni di sorta.
Ricordo che la cultura è essenzialmente tener conto delle esperienze e conoscenze degli altri per migliorare la nostra esistenza.
(Dott. Claudio Stefani)